C’è una grande differenza tra mangiare e
mangiare consapevolmente. Una differenza che non implica rinunce bensì scelte. Scegliere un alimento piuttosto che un altro.
Scegliere di mangiare per
vera fame o mangiare
per gola. Ma
scegliere. Ed esserne
consapevoli fino in fondo.
Fino a qualche anno fa, per quanto il mio
stile di vita e le mie
abitudini alimentari fossero qualitativamente migliori rispetto alla norma, non ero forse realmente
consapevole e
in ascolto. Dei
bisogni reali del mio corpo e degli
impulsi esterni che – soprattutto inconsciamente – spesso e volentieri riportano a galla emozioni e conseguente
perdita di controllo.
Emozioni e cibo
Che piaccia o no, il
cibo è strettamente
legato alle emozioni: spesso e volentieri è un
nutrirsi di qualcos’altro. Ma non è un ragionamento scontato, e la dinamica difficilmente ci è chiara subito.
Personalmente mi è servito un
percorso personale di prove ed errori. Un percorso attraverso le sfaccettature delle
emozioni legate alle
abitudini – consce o inconsce –
alimentari.
La leva motivazionale non era legata ad una necessità di perdere peso – fortunatamente con rigore e disciplina rientro nella fascia
normo peso – piuttosto alla voglia di
approfondire alcune tematiche che ritengo necessarie per la mia salute.
Se c’è una cosa che ho imparato negli ultimi sei anni è proprio che il primo aspetto che dobbiamo curare se abbiamo a cuore la nostra salute, è l’
alimentazione. Senza se e senza ma. A volte le patologie che ci investono come fulmini a ciel sereno si rivelano in realtà grandi
opportunità per cambiare. Cambiare radicalmente e aprire gli occhi.
È opportuno analizzare tutte le pessime abitudini che legano, anche e soprattutto socialmente, il nostro
rapporto con il cibo.
Frustrazione, dolore, noia, stanchezza. Tanti sono gli
stati d’animo che
influiscono direttamente sull’approccio al cibo.
Ecco perché è utile come prima cosa
riconoscere lo stato emotivo in cui ci troviamo, per capire a cosa stiamo rispondendo e
come.
Troppo spesso il cibo diventa pretesto e
risposta ad un bisogno emotivo, e non il bisogno reale di sfamare il nostro corpo.
Scegliere rende liberi
Grazie al mio percorso personale fatto di prove, errori e tanto studio, ho capito realmente come distinguere dove arriva la fame, e dove invece le mie emozioni. Non sempre è facile – anzi! – ma raggiungere quanto meno la consapevolezza di
quello che si mangia e perché è il primo passo verso la felicità. E non sto esagerando. È una
felicità che sa di libertà, perché poi viene naturale sradicare le
vecchie abitudini – sbagliate e nocive – e raggiungere un
benessere reale a 360°.
La mia patologia impone un regime ferreo privo di qualsiasi cibo spazzatura, tuttavia l’approfondimento del lato emotivo si è rivelato fondamentale.
Posso ad oggi dire di essere soddisfatta, e ancora
più consapevole. Consapevole che sto preservando la mia salute e le mie non sono rinunce, ma
scelte. Scelte corrette che ora veicolo ancora meglio distinguendo il
senso del piacere dal senso di
frustrazione.
Certo, il bello – e difficile – arriva dopo: mantenere i risultati e
assodare uno stile di vita che si sta rivelando corretto per me e la mia salute.
Ma sono sulla buona strada, finalmente oggi mi sento
forte. Libera e felice.
E tu, come ti senti?
Ti sei mai fermato a pensare
perché e come mangi?