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Antropologia dello svezzamento: intervista al biologo nutrizionista Emanuele Gambacciani

Antropologia dello svezzamento: intervista al biologo nutrizionista Emanuele Gambacciani

Antropologia… e svezzamento. Bacio tra uomo e donna… e svezzamento.
Ecco alcune curiosità, tra mito e realtà, dell’approccio antropologico di questa pratica: ce le racconta l’amico Emanuele Gambacciani, biologo nutrizionista e autore dei libri “Dall’alba al tramonto” e “Ma se fosse vero?”.

 

Emanuele, si spieghi lo svezzamento così come era “alle origini”?

Mi fa molto piacere affrontare questi temi ai quali oggi non credo venga data la giusta importanza. Lo svezzamento è un momento importantissimo nella vita di un bambino: rappresenta infatti uno dei tanti periodi di transizione dai quali ognuno di noi inevitabilmente è passato. In questo caso, la transizione è rappresentata dal fatto che il bambino passa da una condizione di totale dipendenza dalla mamma alla condizione in cui comincia a rendersi (quasi) indipendente per quanto riguarda l’assunzione del cibo.
È noto più o meno a tutti di quanto sia importante l’allattamento al seno, ed è noto che l’allattamento al seno non ha il solo significato nutritivo ma ha anche una forte componente emotiva che riguarda sia la mamma che il bambino. 
È noto che l’allattamento sia un periodo molto impegnativo per la donna la quale però, proprio per le sensazioni e le emozioni positive che porta con sé, fa fatica ad accettare l’idea che il bambino debba distaccarsi da lei o, semplicemente, che il latte materno non potrà più essere l’unico nutrimento di cui si nutrirà suo figlio.
Comunque… la risposta è molto semplice e ci viene fornita dalla semplice osservazione del comportamento umano di quelle che sono le società tribali ancora esistenti, società tribali che in qualche modo rappresentano la nostra memoria storica. I boscimani africani oppure gli ianomani sudafricani (solo per citarne due) svezzano ancora i propri cuccioli come “natura vuole”, utilizzando cioè la “strategia del bacio”. La madre prende il cibo in bocca, lo mastica fino a ridurlo ad una consistenza adeguata per il proprio bambino e poi lo appoggia sulle labbra del bambino: aiutandosi con lingua spinge poi il cibo in bocca del proprio cucciolo il quale ha quindi la possibilità di nutrirsi in totale sicurezza di un cibo molto diverso da quello di cui si era fino ad allora nutrito – ovvero il latte materno.

 

Qual è l’approccio che possiamo adottare noi mamme moderne?

Ritengo che l’approccio migliore rimanga quello appena descritto ma capisco che sia forte la componente culturale che porta a ritenere gesti naturali ed antichi come fuori luogo o semplicemente disgustosi. Se le mamme non se la sentono di praticare la strategia del bacio per svezzare i propri cuccioli possono comunque premasticare il cibo e passarlo al bambino con le mani. In alternativa il cibo può essere schiacciato con un cucchiaino e portato alla bocca del bambino ma, chiaramente, tutto ciò che si allontana dalla strategia di base – il bacio appunto – perde inevitabilmente di emotività, di contatto, in qualche modo perde la magia

 

Antropologia e svezzamento… cosa c’entra il bacio tra uomo e donna con lo svezzamento?

Il bacio umano -il bacio che si scambiano uomo e donna – prende origine appunto da questo comportamento tribale. Il bacio è infatti un modo per manifestare il proprio amore nei confronti della persona che amiamo e trae il suo carattere affettivo proprio dal comportamento originario, quello di trasmettere il cibo al cucciolo d’uomo: dalla trasmissione del nutrimento fisico il bacio si è trasformato in un modo per trasmettere nutrimento affettivo!

 

Con che alimenti consigli di iniziare?

Chiaramente con i cibi nutrienti per eccellenza: carne, tuorlo delle uova, frutta e verdura facendo molta attenzione a tutti quei cibi che per loro natura danneggiano la fisiologia intestinale e compromettono lo sviluppo cerebrale.

 

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