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Ginnastica ipopressiva per neo mamme – e non solo!

Ginnastica ipopressiva per neo mamme – e non solo!

Con la Ginnastica Ipopressiva si lavora in maniera profonda sulla muscolatura interna attraverso la respirazione. E questo è uno dei motivi per cui è particolarmente indicata nel post parto. Abbiamo intervistato la PT Chiara Merlino – grazie a cui mi sono avvicinata a questa disciplina proprio 3 mesi post parto. Avendo fatto un cesareo, avevo la necessità di andare a lavorare in maniera graduale sulla muscolatura dell’addome, in maniera “dolce” ma incisiva, potente. E la ginnastica ipopressiva coniuga proprio queste caratteristiche diametralmente opposte: dolcezza e massima efficacia.

 

Chiara, ci spieghi in che cosa consiste la Ginnastica Ipopressiva?

Ciao Monica! Sono molto contenta di avere l’opportunità di utilizzare il tuo canale per parlare della Ginnastica Ipopressiva. Infatti, essendo una disciplina sviluppatasi nell’ultimo ventennio, pochi conoscono il suo campo di applicazione, i benefici e le modalità di esecuzione.
La Ginnastica Ipopressiva nasce in Europa per merito del Dott. Marcel Caufriez, dottore specializzato nella riabilitazione urogenitale femminile.
Poi, con il tempo, il metodo si è allargato al resto del mondo con la denominazione generica di “ginnastica ipopressiva”, ma in realtà i natali si riferiscono al Metodo Ipopressivo RSF.


Cosa ha determinato la creazione del Metodo Ipopressivo RSF?

Durante i suoi studi applicativi, legati alla prevenzione e alla cura delle disfunzioni urogenitali delle sue pazienti – derivanti soprattutto, ma non solo, dalla gravidanza – il Dott.Caufriez scoprì che determinate contrazioni muscolari abbinate ad una respirazione e postura controllate, determinavano delle risposte fisiologiche in grado di aiutare il recupero e la guarigione delle problematiche lamentate dalle pazienti.
“Ma quali sono le maggiori disfunzioni” lamentate perlopiù da neomamme, tuttavia anche da persone che hanno a che fare con sport ad alto impatto, obesità o altre patologie particolari? Parliamo di diastasi dei retti addominali, di ipotonia dei muscoli stabilizzatori locali, di pavimento pelvico debole, da cui dipendono successivamente perdite urinarie e prolassi di diversa gravità.
Grazie all’analisi e alla cura dedicate all’ampia casistica trattata, il Dott.Caufriez ha così potuto creare e perfezionare il Metodo Ipopressivo RSF.
“Metodo” poiché si basa sull’esecuzione di un determinato programma, caratterizzato da figure e tempi specifici.
“Ipopressivo” perché lo scopo è quello di non aumentare la pressione intraaddominale ma, al contrario, di ridurla.
“RSF” che, come acronimo, significa Riprogrammazione Sistemica Funzionale.

 

In che senso “riprogrammazione”?

La riprogrammazione si basa sul principio che il nostro sistema neurale, una volta apprese ripetute e specifiche nozioni ricevute dal sistema propriocettivo, “sa” esattamente come deve comportarsi.
In poche parole, attraverso l’allenamento costante, metodico e specifico, il cervello memorizza le sensazioni e le percezioni che il Metodo Ipopressivo imprime sul SNC (sistema nervoso centrale) attraverso la postura e la muscolatura coinvolte.
Una volta memorizzate, le ricerca e le ripete proprio perché interiorizzate.
Ogni esercizio ipopressivo, in virtù della respirazione e della posizione assunta, induce una risposta tonica – ovvero riflessa – della muscolatura addominale – diaframma incluso – e del pavimento pelvico.

 

Come ti sei avvicinata a questa disciplina?

Al tempo ero mamma da solo due anni. Il mio fisico aveva superato brillantemente il primo parto, cosa che invece non accadde con il secondo. Fin da subito mi accorsi che qualcosa non andava: avevo continue perdite urinarie che mi condizionavano la serenità quotidiana, e la mia pancia non riusciva a ritrovare la forma a me conosciuta.
Inoltre sperimentavo fastidi e dolori a me nuovi, come gonfiore addominale incontrollato anche solo dopo aver bevuto un bicchiere d’acqua e continui mal di schiena. Solo col tempo capii che il mio pavimento pelvico era praticamente ridotto al minimo e avevo al contempo una diastasi dei retti addominali (4,2cm a riposo). In un primo momento mi affidai ai consigli dei più, ovvero di “attendere”, tuttavia dopo qualche mese capii da sola che non ci sarebbe stato margine di miglioramento con la sola attesa passiva. Scoprii il Metodo Ipopressivo RSF proprio perché cercai nel web risposte tecniche alle mie necessità.
Ora, oltre ad esser madre di tre figli, oltre ad aver annullato le mie disfunzioni postnatali in veste di allieva, mi sono formata e certificata come Istruttrice dello stesso Metodo Ipopressivo RSF. Attualmente lo pratico ogni giorno con i risultati che conosci.

 

É possibile eseguirla in gravidanza?

No, non è possibile applicare il Metodo Ipopressivo RSF durante il periodo gravidico.
In realtà ci sono pochi casi specifici durante i quali non ci si può avvalere di questa disclipina, e la gravidanza fa parte di questi. Poiché si tratta di una tecnica che si avvale di apnee respiratorie e contrazioni che vanno a modificare temporaneamente l’assetto della pressione sanguigna, nella fattispecie non è applicabile su una donna in stato interessante.

 

Si può eseguire nel post parto? E con quali modalità ed accortezze?

Il Metodo Ipopressivo RSF è certamente indicato per le neomamme, ma a partire da almeno 4 mesi post parto: la fisiologia materna cambia tantissimo dopo la gravidanza, e ci sono tempi tecnici da rispettare affinché non si vada a rallentare un processo di naturale guarigione.
Considerando che anche l’assetto ormonale è ancora caratterizzato dalla presenza di elementi connessi alla maternità, si può iniziare senza problemi, ma a patto che il percorso sia graduale, progressivo e soprattutto avvenga sotto la guida di personale certificato e specializzato.

In quali altri casi è utile potenziare la routine di allenamento con alcune sessioni di ginnastica Ipopressiva?

Il Metodo Ipopressivo RSF raggiunge un’ottima efficacia già con 2 sedute settimanali di circa 45 minuti cadauna.
Questo perché il SNC abbisogno di circa 48/72 ore per elaborare gli esiti del sistema propriocettivo. Successivamente inserire un terzo allenamento non potrà che enfatizzare gli effetti benèfici, riscontrabili sia a livello respiratorio, che posturale che muscolare.

 

 

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