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L’alimentazione corretta è quella “funzionale”: intervista alla biologa nutrizionista Ethel Cogliani

L’alimentazione corretta è quella “funzionale”: intervista alla biologa nutrizionista Ethel Cogliani

Le risorse del corpo, una volta messo nella condizione di funzionare correttamente, sono infinite. Sicuramente più di quanto possiamo immaginare. E per metterlo nella condizione ottimale che porta al processo di “autoguarigione” – perché sì, siamo programmati anche per questo! – il primo aspetto su cui possiamo e dobbiamo lavorare e quello dell’alimentazione, su cui c’è ancora davvero troppa confusione.
Abbiamo intervistato la Biologa Nutrizionista Ethel Cogliani, che stimiamo per la sua lungimiranza e dedizione nel sposare e portare avanti l’approccio funzionale. Approccio che, piaccia o meno, è l’unico in grado di soddisfare appieno le necessità del XX secolo, dove la malattia è all’ordine del giorno ed è entrata a far parte ormai delle nostre vite – anche in età insospettabili.

Dott.ssa Ethel Cogliani, cosa prevede un regime alimentare per poter essere considerato “corretto” e davvero “funzionale” alla nostra salute?

È una domanda alla quale potrei rispondere in molti modi: cercherò di farlo nel modo più esaustivo possibile toccando tutti i punti che ritengo siano fondamentali per costruire quel buonsenso che nella nostra società manca. Intanto è importante cominciare ad utilizzare i termini corretti: la dieta non è fondamentale sia varia, bensì è importante che sia equilibrataCosa vuol dire “equilibrata”Ogni componente indispensabile per il nostro corpo deve essere rappresentato senza eccedere rispetto agli altri componenti. E questo si può ottenere con un singolo alimento oppure abbinando tra loro più alimenti. Poco importa come, l’importante è il risultato. Ad esempio le interiora di animali allevati allo stato brado di per sé sono un alimento completo ed equilibrato di tutto ciò che serve – proteine, grassi, minerali, vitamine. È già differente se parliamo di muscoli, spesso molto più magri, a cui quindi bisogna abbinarci quanto meno dei grassi e magari qualche verdura – senza mai eccedere!
Ogni regime alimentare che porti nel lungo periodo un vero equilibrio deve contemplare determinate caratteristiche:

  • Deve nutrire: sembra banale eppure non lo è. Se “affamiamo” il corpo con diete ipocaloriche, come ultimamente va di moda, quello che accade è che il nostro organismo con il tempo chiederà di recuperare e quindi ricomincieremo a mangiare più affamati di prima – diventando più grassi di prima o più malati di prima (se il problema non è il grasso)
  • Non deve danneggiare il Sistema Immunitario e l’apparato digerente – funzioni che in realtà si sovrappongono. Quindi mangiare abbondantemente va bene: bisogna tuttavia evitare tutti quei cibi che iper sollecitano il Sistema Immunitario e danneggiano il tratto gastro-intestinale

  • Non deve creare squilibri ormonali: mangiare in determinati orari e non in altri, mantenere una determinata frequenza, scegliere cibi precisi in alcune occasioni e non in altre. Tutto questo serve ad assecondare quella che è la naturale richiesta del corpo

Questo vuol dire approcciare in modo funzionale all’alimentazione. Tuttavia, per essere funzionale l’alimentazione non può prescindere da uno stile di vita altrettanto “equilibrato”.

Facciamo chiarezza una volta per tutta sui carboidrati, che erroneamente siamo abituati ad associare ai cereali. Senza carboidrati non si può vivere: perché invece possiamo – e in alcuni casi dobbiamo – vivere senza cereali?

Mi permetto di correggere: senza carboidrati si può vivere! Bisogna semplicemente sapere quali accortezze impostare per potersi sganciare dalla dipendenza del corpo da questi. Sicuramente è sbagliato associarli solo ai cereali perché moltissimi cibi in natura contengono carboidrati: in minor concentrazione la frutta e la verdura a foglia, mentre in maggior concentrazione nelle verdure amidacee come carote, zucchine, bieta, tuberi e zucca. Non si può pensare che carboidrato sia solo sinonimo di cereale!
Per quanto riguarda invece l’affermazione iniziale per cui senza carboidrati non si può vivere, assolutamente è una deviazione di una società zucchero-dipendente.
Il nostro corpo è una macchina “ibrida” (prof. Rocca) ed è una definizione che mi piace molto. Cosa vuol dire? Il nostro corpo ha due potenziali fonti di energia: gli zuccheri – che facciamo finta siano GPL – e i chetoni – che invece possiamo associare alla benzina. Quando finiscono gli zuccheri (GPL) la macchina può andare a benzina… se e solo se ti sei ricordato di metterla, altrimenti si ferma!
Viviamo nell’idea che il grasso faccia male e che i carboidrati ci salveranno dai cali glicemici e da qualsiasi malattia: siamo circondati da cibi light ricchi di carboidrati. E non è un bene.
Per far funzionare al meglio la nostra macchina ibrida dobbiamo riuscire ad utilizzare i chetoni –  che vengono dal metabolismo dei grassi – quindi è evidente che un introito troppo ridotto di questi svuota il nostro serbatoio della benzina e ci rende dipendenti a cadenza di 2/3 ore dal doverci nutrire costantemente. Ecco il paradosso su cui si basano le linee guida nutrizionali che vengono divulgate con l’affermazione “5 pasti al giorno”! In realtà se riforniamo il nostro serbatoio di grassi possiamo stare senza carboidrati – o comunque con un apporto di carboidrati assolutamente irrisorio.
L’unico ostacolo dal togliere i carboidrati si presenta qualora vi sia la presenza di problemi surrenali e quindi una richiesta fisiologica data proprio da questa ghiandola che gestisce i cali glicemici – e che, in assenza di una quota minima di carboidrati, tende a recuperarli staccandoli dalle proteine presenti ad esempio nei muscoli.
Se è vero che esistono grassi essenziali e amminoacidi essenziali –  che quindi non siamo in grado di produrli da soli e dobbiamo per forza assumerli attraverso la dieta – è anche vero che possiamo in qualsiasi momento produrre ogni tipo di zucchero convertendo proteine in zuccheri e altri zuccheri nello zucchero che ci serve.

Un’alimentazione sbilanciata su grassi – buoni e di qualità – sembra essere la scelta migliore per migliorare facoltà cognitive e rimanere in salute: perché i grassi sono così importanti?  

Io rigirerei la domanda: come abbiamo fatto a demonizzare per così tanto tempo i grassi?
I grassi insieme all’acqua praticamente sono alla base della nostra struttura: se il 60% del corpo è a acqua, un buon 30% sono grassi. Ogni singola cellula del nostro corpo è costituita da una membrana costituita da grassi – saturi, monoinsaturi, polinsaturi e colesterolo. Il 90% del nostro cervello è costituito da grassi, e gli stessi ormoni sessuali derivano dal colesterolo – il grasso più demonizzato! E i nostri occhi? Vedono meglio in presenza di acidi grassi polinsaturi come il DHA. 
Il problema sta quindi a monte, ed è proprio in come vengono strutturate le linee guida e su quali principi si basano. In qualsiasi libro di biologia troviamo la struttura della cellula – e basterebbe questo per far capire che i grassi non possono assolutamente essere un problema!
Piuttosto potrebbe essere utile capire quale può essere la fonte migliore da cui attingerli – per non incappare in uno sbilanciamento di un tipo di grasso rispetto all’altro.
La campagna contro i grassi saturi impostata negli ultimi decenni è indecente: i grassi saturi derivati da animali allevati allo stato brado servono, esattamente come servono i grassi dei pesci pescati ricchi di polinsaturi, e quelli monoinsaturi dell’olio d’oliva. Non sono invece necessari – anzi sono dannosi e altamente nocivi! – i grassi saturati delle margarine – oli vegetali che dovrebbero essere liquidi a temperatura ambiente ma la cui composizione chimica viene trasformata per renderli “burrosi”.
Ecco perché l’utilizzo dei grassi in cucina ha delle regole e vanno rispettate:

  • Attingere alla maggior varietà di grassi possibile (quindi olio e olive vanno bene, ma anche lardo e strutto, interiora, “grassetti” della carne – che vengono sempre scartati – olio di cocco, avocado)
  • Non fissarsi solo sugli oli vegetali. Checché ne dicano i vegani, i grassi più compatibili con noi sono quelli animali: il DHA viene dal pesce, non dalle piante!
  • Se hai il colesterolo alto non dipende dai grassi che mangi, bensì dagli squilibri ormonali e metabolici che hai!

La salute in tavola: quali sono le insidie nascoste e gli errori più comuni che, a causa della disinformazione, rischiamo di fare ogni giorno?

Una marea, da quali iniziare?
Sicuramente il primo errore è pensare prima all’occhio e poi alla pancia. Non si mangia per piacere, si mangia per nutrirsi: poi per piacere possiamo giocare, scherzare e fare all’amore. Confondere il cibo, che ha una funzione strettamente biologica, con il nostro psicologo o come surrogato di relazioni nutrienti e una vita appagante, è l’errore più grande che possiamo fare! Aggiustiamo la nostra vita invece di riversare le nostre frustrazioni sul cibo! Abituiamoci ad ascoltare di più il nostro corpo! Basterebbe ascoltarsi per capire quali cibi ci danno fastidio. Senza bisogno di test per le intolleranze, per le allergie o per la celiachia!

 

 

Chi è Ethel Cogliani

Nutrizionista.
Autrice dei libri Dietro la Malattia e Tiroide X-files.
Editrice della rivista IMMUNOREICA Magazine – la prima rivista dedicata all’approccio funzionale delle malattie autoimmuni.
Ideatrice del metodo IMMUNOREICA per trattare in modo naturale e senza farmaci le malattie autoimmuni.
Responsabile scientifico della SIMNE (Società Italiana Medicina e Nutrizione Evoluzionistica)

 

 

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