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Picasso a Roma

Picasso a Roma

Si è appena conclusa alle scuderie del Quirinale la mostra dedicata a Picasso.
Tra Cubismo e Classicismo, la mostra ha voluto rievocare il viaggio a Roma e Napoli che l’artista fece nel 1917, e durante il quale si innamorò di Ol’ga, sua prima moglie – ballerina ucraina di cui era pazzo.

Ol’ga

Ol’ga malinconica e bellissima.
Sua musa e oggetto del desiderio.

Almeno sino a quando non si invaghì della diciassettenne Marie-Thérese Walter.
Ma questa è un’altra storia.

La mostra

Il metodo pastiche, che Picasso utilizzò come strumento al servizio del Modernismo, ci conduce in un percorso dal realismo all’astrazione – a dir poco originale. 
Gli esperimenti fatti da Picasso con diversi stili e generi ci danno una visione completa, e a tratti discontinua: un iter dalle mille sfaccettature.

Collage, nature morte, ritratti accanto ad opere di matrice cubista che tentano di rappresentare l’invisibile con potenti pennellate.
Tutto e il contrario di tutto

Un’artista poliedrico, emblema di quello snodo cruciale tra la tradizione ottocentesca e l’arte contemporanea.

Saltimbanco seduto con braccia conserte, Parigi, 1923

L’arte di Picasso

Picasso, andando oltre la visione tridimensionale, realizza sul piano la quarta dimensione (le forme divengono simboli spazio-temporali)

Sia che ci troviamo davanti ad una rappresentazione oggettiva, che ad una scomposizione cubista,  Picasso riesce a conferire un significato oggettivo a composizioni di elementi puramente pittorici – cubismo sintetico.

La rottura con l’estetica classica, il concetto di bellezza e nuovi modi di osservare la natura.
Tutto questo – e molto altro – è Picasso.

Arlecchino e donna con collana, Roma, 1917

Ci piace perché andando oltre la visione tridimensionale, realizza sul piano la quarta dimensione – facendo così diventare le forme veri e propri simboli spazio-temporali.

Nei suoi quadri la deformazione diventa apostrofe morale – simbolo delle deformazioni interiori dell’uomo moderno.
Una metafora colorata per indicare l’imperfezione umana
Fatta di difetti e sbagli.
Ma proprio per questo umana, e infinitamente meravigliosa da rappresentare.

Nudo con drappo su una poltrona, 1923
Natura morta davanti alla finestra, Saunt-Raphael, 1919

Una pittura mentale, che ci mette nella condizione di indagare, capire, cercare di interpretare l’opera sino in fondo.
Noi spettatori non siamo più semplici spettatori, ma parte attiva e integrante dell’opera.

Pierrot e Arlecchino, 1920
Due bagnanti, Parigi, 1920
Donne in conversazione, in piedi, su fondo blu e beige, Juan Les Pins, 1924

Le sue sono rappresentazioni perfette del movimento – e quindi del tempo.
Rovesciate le assi spazio temporali siamo liberi di cercare la realtà, fuori e dentro di noi.

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