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Adozione: quando a voler cambiare padre è un maggiorenne

Adozione: quando a voler cambiare padre è un maggiorenne

Quando una relazione finisce, accade varie volte che gli ex coniugi trovino un nuovo amore e pensino anche di contrarre un nuovo matrimonio, portando con sé i figli avuti dal precedente.
Si crea così un nuovo nucleo familiare, dove gli affetti si intrecciano e si confondono e, nella migliore delle ipotesi, coesistono con soluzione di continuità.

La famiglia allargata

“Le famiglie allargate sono il futuro della nostra società e sono da considerarsi arricchenti per un minore” ripeteva sovente un Magistrato di un Tribunale Minorile.
È un assunto che condivido perché, se gli affetti sono puliti e sinceri, un figlio può beneficiare dell’esempio costruttivo di “due  papà” o di “due mamme”, nonché di una molteplicità di cugini, zii e parenti vari.

Questo sarebbe l’ideale – che tutti si augurano – ma accade anche che si verifichino casi in cui il nuovo coniuge di uno dei due genitori appaia, agli occhi del minore, come figura da preferire sotto vari punti di vista al proprio genitore biologico non convivente.

La storia di Tommaso

Questa è la storia di Tommaso (nome di fantasia), 15 anni: si ritrova, come figlio unico, ad assistere prima alla separazione e poi al divorzio dei propri genitori.

Tommaso ha un carattere forte, nonostante un aspetto fisico esile, ma soffre – come soffrono tutti i figli (e non illudiamoci del contrario!) quando si rendono conto che qualcosa in famiglia si è rotto e non potrà più essere ricostruito.

Fiorella, la madre, nelle more tra separazione e divorzio dal marito Enrico, incontra Filippo, uomo di personalità e carattere – che ben poco ha a che fare con quel marito forse mai completamente cresciuto.
Fiorella infatti ha accudito il padre di Tommaso quasi come un secondo figlio, preoccupandosi dei problemi di lui così intensamente, tanto da perdere di vista la propria serenità e la propria stabilità psicologica.

La separazione – da me seguita a favore di entrambi i coniugi – è un percorso difficilissimo e molto doloroso per Enrico, che quella moglie non la vuol perdere – anche se non si sa se per amore o perché, insicuro com’è, teme di perdere un importante punto di riferimento.

Tommaso non ha mai visto in Enrico un papà con la “P” maiuscola, ma lo ha amato e cercato molto, mentre Enrico ha visto nel figlio un amico con il quale sfogarsi, mettendosi al suo livello, e disattendendo ai propri doveri genitoriali e accampando giustificazioni per le proprie fragilità, alle quali neppure il figlio ha più creduto.

Paradossalmente Tommaso si è trovato a consolare il padre perché aveva litigato con la sua nuova compagna, ad aiutarlo nei momenti di sconforto, perché non aveva lavoro o ne aveva uno che non rendeva molto, dal lato economico.

Vi è stata, ad un certo punto, un’inversione dei ruoli, deleteria per un adolescente.
Enrico, perso l’ancoraggio alla moglie, ha cercato maldestramente (e inopportunamente) di far sì che fosse il figlio a “fargli da spalla”, attribuendogli compiti e responsabilità troppo gravose per un minore – specie adolescente, che deve già fare i conti con le problematiche e le insicurezze della sua età.

Così, quando conosce Filippo, il nuovo compagno della madre, ne rimane positivamente colpito.

Filippo è un uomo forte e determinato, che ha riportato il sorriso sulle labbra di Fiorella, si preoccupa di lei e anche del benessere e della serenità del minore, con discrezione e fermezza, affetto e determinazione.

Tommaso si affeziona a quest’uomo, che comunque mai tenta di intromettersi o di denigrare il rapporto che il ragazzo ha con il proprio padre biologico; rapporto che, con il tempo, diventa evanescente.
E sempre più inconsistente, perché Enrico pensa a sé stesso e alla sua nuova compagna, dimenticando varie volte che Tommaso esiste – e dovrebbe essere, prima di tutto – un figlio, che sta crescendo, che ha una sua testa per ragionare e trarre conclusioni.

La scelta

I figli, lo dico sempre, sono giudici implacabili.

Raggiunta la maggiore età Tommaso chiede di parlarmi, da solo.

Si siede e la prima cosa che mi chiede è cosa posso fare per far sì che Filippo diventi suo padre effettivo, perché lui di Enrico non ne vuole più sapere nulla.

È calmo, glaciale e determinato.

Mi spiazza.
E anche se tento in vari modi di fargli cambiare idea, di fargli capire che Enrico va rispettato, perché gli ha dato la vita e, anche se un carattere a volte incomprensibile, gli vuole bene, Tommaso non cede.
Vuole un padre nuovo. E lo chiede a me.

La normativa attuale prevede che, pur vivente il proprio genitore biologico, una persona maggiorenne possa chiedere al Tribunale Ordinario di essere adottato da una terza persona – così come Tommaso chiede di venir adottato da Filippo, nuovo marito della madre.

A tal fine è necessario che l’adottante (ovvero Filippo) dia il proprio consenso mentre i due genitori biologici (Fiorella ed Enrico) prestino il loro assenso.

A tal fine è necessario presentare un ricorso al Tribunale Ordinario competente per territorio, allegando al predetto la documentazione richiesta.
Verrà conseguentemente fissata un’udienza alla quale dovranno partecipare tutti gli interessati, per confermare le rispettare volontà.

Il Tribunale decide con sentenza, previo parere del Pubblico Ministero della Procura della Repubblica presso il medesimo Tribunale.
È una procedura abbastanza semplice e scorrevole, da un punto di vista formale, ma molto impegnativa da quello umano e psicologico.

È passato del tempo.
Tommaso non si è mai pentito.
Per me non è stato solo un incarico professionale. 

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